VOTA NO al decreto legislativo per il pareggio economico entro il 2025

21 associazioni, sindacati e partiti hanno raccolto 10’000 firme contro il Decreto legislativo per il pareggio di bilancio entro il 2025. Il NO vuole impedire tagli sulle case anziani, sulle cure a domicilio, sugli ospedali e sulle strutture sociali. Il NO mira a combattere peggioramenti nella scuola, nella cultura e nella formazione/ricerca universitaria. Il NO si oppone al degrado dei servizi fondamentali (es. giustizia, sicurezza, trasporti pubblici, protezione dell’ambiente).

Il Sindacato VPOD ha promosso il referendum conto il Decreto legislativo concernente
il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni, adottato da una risicata maggioranza del Parlamento ticinese il 19 ottobre 2021.

Votare NO significa opporsi ad un risanamento ingiusto delle finanze e chiedere il rispetto della legalità. In questo ambito l’art. 34 ter della Costituzione cantonale invita ad un approccio equilibrato e l’art. 31d della Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato impone che si faccia un Piano di riequilibrio, che agisca sulle spese e sui ricavi. Ad es. nella manovra di risanamento delle finanze del 2019 le riduzioni di spesa sono state il 48% ed i maggiori ricavi il 52%. Escludere ogni aumento delle entrate, come fa il Decreto referendato, è ingiusto, perché ai ricchi non sarà chiesto nulla, mentre tutti i sacrifici peseranno sulla maggioranza dei Ticinesi.

Inoltre, contrariamente a quanto indica la Legge sul Gran Consiglio e i rapporti con il Consiglio di Stato, il Governo non ha avuto la possibilità di presentare al Parlamento un messaggio sull’iniziativa parlamentare Morisoli, che ha generato il Decreto referendato. Il Decreto è quindi un colpo di forza di una risicata maggioranza del Parlamento, che vuole imporre una visione finanziaria neoliberista. Votare NO serve quindi anche a rista- bilire la democrazia ed una visione più equilibrata.

Votare NO permetterà di revocare l’ordine dettato al Governo di agire con le forbici sulle spese. I limiti di competenza del Consiglio di Stato sono molto ampi: ad es. nella manovra di risanamento del 2019 le misure decise direttamente dall’esecutivo hanno rappresentato il 69% del totale. Inoltre le misure del Governo non sono referendabili. Infine i fautori del NO ricordano che il disavanzo cantonale non è colpa solamente della crescita delle spese, ma anche dei buchi lasciati dagli sgravi fiscali “senza rete” degli ultimi 25 anni, pari a 300- 400 mio Fr di minori entrate annue.

Va sottolineato come l’ultimo Rapporto sulle finanze pubbliche dell’Istituto di ricerche economiche dell’USI fornisca interessanti indicazioni sulla spesa cantonale e comunale rispetto agli altri Cantoni e al prodotto interno lordo: i dati sono del 2017, ma le tendenze sono chiare. Il Ticino ha spese complessive cantonali e comunali sotto la media svizzera. Le spese sociali sono in media svizzera, tranne in due ambiti dove si giustifica un maggior intervento pubblico in Ticino: 1) i sussidi per ridurre i premi pagati dagli assicurati alle casse malati (riconducibili ai salari più bassi); 2) le spese sociosanitarie (dovute alla quota maggiore di ultrasessantacinquenni). In altri settori, come la scuola e la politica dell’alloggio, il Ticino spende meno della media svizzera.

  • No ai tagli sulle spalle del settore sociosanitario e pubblico

    Il Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari VPOD Ticino il 29 ottobre 2021 ha lanciato il referendum contro la squilibrata e grave decisione finanziaria del Parlamento, che danneggia gli utenti e il personale delle strutture sociosanitarie, gli enti universitari, la scuola e i servizi cantonali per la popolazione. Per far questo ha creato nel mese di novembre il Comitato referendario contro i tagli, che ha raccolto oltre 10'000 firme contro il decreto legislativo del 19 ottobre 2021: ne occorrevano 7'000. Al Comitato referendario hanno aderito ben 22 associazioni, sindacati e partiti, ciò che ha dato forza e rappresentatività sociale al referendum, permettendo di coinvolgere numerose persone, preoccupate dai tagli, e di raccogliere in poche settimane 10'000 firme. Trovate utili informazioni sul tema nell’allegato documento “Perché NO il 15.5.22 ai tagli cantonali!” Votiamo tutte e tutti NO il prossimo 15 maggio nella votazione cantonale!

  • Per uno Stato imprenditore!

    Il decreto legislativo concernente il pareggio del conto economico con misure di contenimento della spesa, insinua un principio pericoloso d’ideologia neoliberista sostenuto da anni dalle destre del nostro Cantone.

  • Il pareggio dei conti: sulle spalle di chi?

    Il Sindacato OCST è fermamente contrario al decreto legislativo (DL) concernente il pareggio economico da attuare entro il 31 dicembre 2025. Il vincolo che il Gran Consiglio ha imposto al Governo è troppo stringente e limitativo. L’unico modo, in così breve tempo, per raggiungere l’obiettivo è quello di tagliare sul personale, sui servizi e sui necessari investimenti. Un’idea banale e superficiale.

  • Un decreto che sacrifica anche la parità

    Il 18 ottobre scorso, con 44 voti favorevoli e 33 contrari, il Gran Consiglio ha approvato l’iniziativa “Risanamento finanziario e non solo pareggio dei conti entro il 2025”. Noi di Più Donne ci siamo opposte.

  • No convinto a Morisoli il 15 maggio

    Non racconto frottole e non sono isterica. Questo per rispondere ai termini offensivi usati per identificare chi voterà no il 15 maggio al decreto ideato dal deputato Morisoli.

  • Una sconfitta di fronte alla politica neoliberista, ma la nostra lotta continua

    22 associazioni, sindacati e partiti hanno raccolto 10'000 firme contro il Decreto legislativo e si sono battuti facendo campagna per il NO: - per impedire tagli sulle case anziani, sulle cure a domicilio, sugli ospedali e sulle strutture sociali; - per combattere peggioramenti nella scuola, nella cultura e nella formazione/ricerca universitaria; - per evitare il degrado dei servizi fondamentali (es. giustizia, sicurezza, trasporti pubblici, protezione dell’ambiente). La maggioranza delle cittadine e dei cittadini non ha purtroppo condiviso le nostre preoccupazioni!