Vicini alla conciliazione famiglia-lavoro?

La rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera 2018 (RIFOS) indicherebbe come essa sia diventata uno dei Paesi più avanzati d’Europa nella conciliazione famiglia-lavoro. Tutto vero?

In realtà guardando da più vicino le cifre si nota che sono gli impiegati meglio pagati a beneficiare di una certa flessibilità negli orari del lavoro. Quasi il 70% dei dipendenti (più uomini che donne) può spostare l’inizio o la fine della giornata lavorativa, dando un breve preavviso di un’ora, in particolare per motivi familiari. E una buona metà di loro può prendersi una giornata libera senza doverla detrarre dalle ferie. Secondo l’Ufficio federale di statistica questa flessibilità può facilitare la conciliazione tra lavoro e vita familiare, ad esempio quando gli orari di lavoro di asili nido e gli orari di lavoro di un(a) pendolare non sono armonizzati. Ma questo non significa ancora che la Svizzera sia diventata uno Stato avanzato in materia di conciliazione famiglia-lavoro, non fosse altro perché le fasce di salariati con redditi medio-bassi non hanno ancora accesso a queste facilitazioni nella gestione degli orari di lavoro.

Inoltre altri dati della rilevazione RIFOS 2018 ci ricordano che la Svizzera è rimasta un “Paese in via di sviluppo” per quanto riguarda la conciliazione tra vita familiare e vita professionale. Anche se la situazione è migliorata un poco dal 2010, la Svizzera è infatti uno degli Stati dove le donne riducono maggiormente il loro tasso d’attività lavorativa o interrompono del tutto l’attività professionale per potersi occupare della famiglia. E non è tutto: oltre a ridurre il loro orario di lavoro, ciò che comporta un minor reddito e a una maggiore dipendenza finanziaria, spesso le donne svizzere dopo la nascita dei figli rivestono ruoli professionali con meno responsabilità ed esigenze. Insomma le donne (accanto ad alcuni uomini) danno sovente la priorità alla cura della prole rispetto all’indipendenza finanziaria o ad un lavoro appassionante. In questo contesto appaiono piuttosto ciniche le conclusioni dell’Ufficio federale di statistica secondo cui il lavoro a tempo parziale promuoverebbe l’equilibrio tra vita professionale e vita privata.

Infatti conciliare il lavoro e la famiglia non significa rinunciare a parte del proprio reddito e alle sfide professionali per garantire la cure dei figli o di un parente. Conciliare lavoro e famiglia non deve nemmeno significare che le madri interrompano per anni il loro lavoro. E tantomeno che i genitori devono iniziare a lavorare più tardi o lasciare il lavoro prima degli altri, perché gli orari di lavoro normali sono troppo lunghi e gli orari d’apertura dei nidi sono troppo limitati. Il fatto che le persone con obblighi familiari debbano fare questa gimcana per poter conciliare vita famigliare e vita lavorativa dimostra ancora una volta che in Svizzera in realtà non esiste una vera conciliazione tra lavoro e famiglia.

di Regula Bühlmann segretaria centrale USS